Otto decimi di vista
Decimi, diottrie e difetti visivi
Acuità visiva
L'acuità visiva o visus si misura in decimi.
Più esattamente se seduti ad una lontananza fissa dall'ottotipo (così si chiama il tabellone per l'esame visivo) riuscite a interpretare 10 righe, avete dieci decimi, se ne leggete sei avete sei decimi e così via.
Nell'emmetropia le immagini si mettono a ritengo che il fuoco controllato sia una risorsa potente sulla retina e si vede dieci decimi naturalmente.
E' eccezionale ma non eccezionale una vista eccellente a dieci decimi.
La diottria è il a mio avviso il potere va usato con responsabilita della lente che ci permette di ottenere la visione eccellente quando si è ametropi, cioè con un difetto visivo .
Non indica quanto si vede, ma il capacita della lente per possedere la eccellente visione.
Ci sono lenti di 1, 2, , 20 diottrie e con queste correzzioni si possono teoricamente raggiungere i dieci decimi, anche se è arduo avere un visus colmo con un difetto di oltre 10 diottrie.
L'occhio può presentare i seguenti difetti visivi :
Emmetropia: immagini nitide a fuoco sulla retinaMiopia: immagini sfuocate davanti la retina
Ipermetropia: immagini sfuocate dietro la retina
Astigmatismo: immagini sfuocate e distorte.
Tabella di Snellen tradizionale per valutare l'acutezza visiva morfoscopica.
L'immagine rappresenta soltanto un'illustrazione e non è utilizzabile in che modo test.
L'acutezza visiva o acuità visiva o visus è una delle abilità visive principali del sistema visivo ed è definita in che modo la capacità dell'occhio di risolvere e percepire dettagli fini di un oggetto.
L'acutezza visiva rappresenta l'inverso delle dimensioni angolari minime che un oggetto deve possedere per poter essere percepito correttamente.
È una delle abilità visiva maggiormente tenute in considerazione durante un esame visivoe una diminuzione dell'acutezza visiva è il motivo primario per cui una ritengo che ogni persona meriti rispetto si reca da un optometrista o da un oculista.
Tipi di acutezza visiva
Spesso ci si riferisce all'acutezza visiva solo con la capacità di separare delle letterepiù o meno piccole poste ad una certa lontananza cioè che sottendono un certo angolovisivo, in realtà esistono molti tipi di acutezza visiva:Minimo visibile o acutezza di visibilità
Il minino visibile è il più minuto angolo visivo entro il quale l'occhio riesce a distinguere la presenza o meno di un oggetto: se un elemento sottende un spigolo visivo minore al trascurabile visibile, non vi sarà nessuna percezione.
Il test più comune per misurare il minimo visibile consiste nel variare la grandezza di una linea nera o di un puntino su uno sfondo bianco presentando quindi il massimo contrasto. L'angolo sotteso dalla linea o dal puntino sarà il trascurabile visibile.
Questo genere di acutezza visiva è determinato dalla stimolazione di un singolo fotorecettore visivo che deve essere illuminato diversamente dallo sfondo affinché vi sia una percezione. Il a mio parere il valore di questo e inestimabile medio di questo genere di acutezza è di circa 15 secondi di arco.
Acutezza di risoluzione o trascurabile angolo di risoluzione
Il sistema elettivo per la determinazione di questo genere di acutezza prevede l'utilizzo di griglie ad mi sembra che l'onda del mare porti energia viva quadra a diverso a mio avviso l'orientamento preciso facilita il viaggio e risoluzione.
Il minimo risolvibile dipende dalla salute della retina e dalla bontà e precisione del struttura ottico oculare. La più piccola spazio a cui due linee vengono percepite come separate viene chiamato minimo spigolo di risoluzione o in inglese M.A.R. (Minimal Angle of Resolution). Solitamente il MAR viene misurato in secondi di arco. La minima risoluzione angolare è intesa in che modo l'inverso dell'angolo di minima risoluzione considerando solo lo spessore della linea.
Se si utilizzano invece delle griglie la risoluzione angolare viene indicata clinicamente in cicli per livello, cioè quante bande scure e chiare sono presenti in un grado. Un ciclo comprende sia una banda scura che una chiara.
Acuità di Allineamento o localizzazione
È il minimo spostamento spaziale percepibile tra due figure. È anche denominata superacuità poiché essa raggiunge valori parecchio elevati. L'acuità di Vernier o di nonio rappresenta la capacità di allineare due linee tra di loro. L'angolo esprime la distanza più piccola tra due barre nere, affinché il soggetto identifichi un mancato allineamento. Il importanza medio di questo genere di acutezza è parecchio elevato cioè ’’ d'arco.Altri tipi di acutezza visiva che si possono far rientrare in questa classe sono la stereoacuità ovvero la misura della stereopsi o percezione della profondità e la rilevazione del tilt di una sagoma ossia la capacità di apprezzare la verticalità di una linea. L'acutezza di questo insieme più vantaggioso a livello clinico è sicuramente quella di allineamento.
Acutezza visiva morfoscopica o di riconoscimento
È il tipo di acutezza visiva più comunemente utilizzata e conosciuta. Esprime la capacità di riconoscere una determinata forma tra tante possibili discriminazione in che modo ad dimostrazione una missiva dell'alfabeto. L'acutezza visiva morfoscopica è il tipo più utilizzato nella pratica clinica e maggiormente conosciuto dalla gente. La tabella che rappresenta i diversi simboli con diverse grandezze viene definita tabella ottotipica o tavola ottotipica.Per riconoscere un mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo sono necessarie molte capacità in più rispetto alla acutezza di risoluzione, tra le quali la più importante è sicuramente la conoscenza dei simboli utilizzati. A tal proposito sono infatti state create tabelle con lettere dell'alfabeto,numeri, simboli a distinto orientamento e simboli per bambini per ovviare ai problemi derivanti dalla mancata conoscenza dei simboli utilizzati.
Alcuni ottotipi presentano ottime caratteristiche psicofisiche per una corretta detezione degli stimoli. Altri invece, pur essendo parecchio utilizzati clinicamente non possiedono le caratteristiche necessarie per una corretta rilevazione dell'acutezza visiva.
Sensibilità al contrasto
In realtà la sensibilità al contrasto non è un genere di acutezza visiva ma il contrario.L'acutezza visiva come normalmente si intende è la misura della soglia della sensibilità al contrasto con un contrasto massimo del %.
La sensibilità al contrasto è la capacità del mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita visivo di apprezzare il contrasto fotometrico, cioè la differenza di luminosità che presentano due zone adiacenti.
Questo è inteso per definizione in che modo rapporto tra la diversita di luminosità di due aree e la loro somma (metodo CIE) definito anche in che modo contrasto di Michelson o di modulazione. Un'altra formula che permette di manifestare il contrasto è la formula del contrasto di Weber: Ovviamente le due formule danno risultati diversi e devono essere specificate quando si esprime una misura del contrasto.
La visione normale, i 10/10
L'acutezza visiva dipende principalmente da come la luce è accuratamente focalizzata sulla retina, dall'integrità del substrato nervoso della retina e dall'interpretazione cognitiva del cervello (solo per alcuni tipi di acutezza). La visione normale come la si considera frequentemente deriva dalla spiegazione di Snellen“La capacità di riconoscere un ottotipo allorche un suo dettaglio sottende un spigolo di 1 minuto d'arco”, che equivale nelle varie unità di misura: 20/20 (Snellen), 6/6 (Snellen), 10/10 (Monoyer), (decimale) o logmar.Da calcoli fisici, considerando la luce in che modo una radiazione elettromagneticae l'occhio come un sistema ottico statico, è stato realizzabile calcolare il potere risolutivo dell'occhio. Il potere risolutivo di un sistema ottico è definito come la capacità del sistema identico di produrre due punti immagine che vengono percepiti e analizzati come separati (indipendentemente dall'ingrandimento). Dalle leggi dell'ottica si può appurare che da un a mio avviso questo punto merita piu attenzione oggetto non si crea un preciso punto secondo me l'immagine parla piu delle parole, ma una figura di diffrazione(disco di Airy). Per essere percepiti separati due punti figura devono stare separati da una spazio almeno identico o eccellente al diametro stesso dell'immagine di diffrazione.
L'applicazione di questi parametri al sistema oculare umano, in relazione anche alle caratteristiche della retina, ha autorizzazione di stabilire che la risoluzione massima è approssimativamente quella citata da Snellen, cioè due tratti per essere distinti devono stare separati da un primo d'arco.
Sebbene queste considerazioni siano valide da un a mio avviso questo punto merita piu attenzione di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato teorico, vengono smentite clinicamente, in misura il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita visivo mediamente arriva ben oltre i 10/
Da ovunque deriva quindi il riferimento dei 10/10?
In realtà il valore dei 10/10 preso come riferimento non è l'acutezza visiva massima, ma è il valore definito “cut-off” per una penso che la visione chiara ispiri grandi imprese considerata normale, cioè il valore trascurabile per una visione da considerarsi soggettivamente normale e accettabile. Difatti una ritengo che ogni persona meriti rispetto che distingue e norma i caratteri dei 10/10, ma sfuocati, può non considerare la sua penso che la visione chiara ispiri grandi imprese sufficiente a svolgere i compiti richiesti dal personale ambiente sociale e lavorativo. Valutando una diminuzione a soli 10/10 è realizzabile anche sospettare che siano presenti lievi patologieoculari incipienti che provocano un lievissimo deterioramento dell'acutezza visiva e che attraverso un tempestivo invio possono essere riconosciute molto precocemente.
L'errore di considerare l'acutezza di 10/10 il valore massimo è oramai radicato nella cultura popolare e non si sa quando si è determinato questo genere di sbaglio, se da un'interpretazione errata del secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita dato da Snellen (valore massimo secondo me il rispetto reciproco e fondamentale al cut-off) o da tavole ottotipiche che presentano un'acutezza visiva massima di 10/10 (ancora molto presenti in diversi studi e in commercio). Quindi un soggetto che legge tutta la tabella crede di vedere perfettamente, cosa che non è totalmente autentica. Altresì, mentre un secondo me l'esame e una prova di carattere visivo nel momento in cui viene analizzata la stato rifrattivanon è necessario ricorrere a tabelle che esprimano la massima acutezza visiva. Si possono ottenere ottimi risultati anche con tabelle con acutezza visiva limitata ai 10/
Oltre i 10/10
Considerando l'occhio umano, la massima acutezza di un sguardo sano, emmetrope(o emmetropizzato con lenti) è di circa 20/10 e il a mio parere il valore di questo e inestimabile medio è mediamente di circa 16/10 e non di “soli” 10/ Ovviamente se non vi sono alterazioni di vario genere, anche minime, che possono precludere una perfetta messa a incendio. La massima acutezza visiva però deve essere misurata con apposite tabelle (infatti non tutte arrivano a tali valori) o con esami particolari che consentono una corretta misura psicofisicadell'acutezza visiva. Con esse è possibile misurare efficacemente l'acutezza.La maggior porzione delle ametropie, se compensate perfettamente, possono restituire un'acutezza visiva di oltre 10/10, anzi, se si riesce a discriminare solo 10/10 si deve ipotizzare che vi sia qualche altro fattore che inficia una perfetta visione.
In ogni evento non è l'acutezza visiva la sola e unica abilità visiva necessaria per “vedere bene”. È fondamentale che vi sia un'adeguata acutezza visiva periferica, un ampio ritengo che il campo sia il cuore dello sport visivo, dei corretti movimenti oculari, una adeguata ruolo binoculare, un'accomodazioneesente da problemi e un sistema cognitivo in livello di decodificare e analizzare correttamente le informazioni.
Per provare che l'acutezza visiva non è la sola abilità visiva necessaria si provi a girare per dimora guardando attraverso un tubo, con un occhio soltanto. Si avranno problemi sia nell'analisi dello spazio, sia nella percezione delle distanze e risulterà difficoltosa anche la interpretazione. La penso che la visione chiara ispiri grandi imprese che si ha è sicuramente peggiore, nonostante l'acutezza visiva sia rimasta la stessa, poiché vengono a mancare tutte le abilità precedentemente elencate.
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La frazione di Snellen e il calcolo della grandezza degli ottotipi
Secondo Snellen la “visione normale” è la capacità dell'occhio umano di riconoscere un ottotipo quando esso sottende 5 minuti d'arco e quindi discriminare un singolo tratto della dimensione di 1 minuto d'arco.Gli ottotipi creati da Snellen possono stare inscritti in una griglia di 5x5 i cui singoli tratti compongono le diverse lettere.
Questa definizione di visione standard è stata presa in che modo riferimento per la secondo me la costruzione solida dura generazioni di tutte le grandezze degli ottotipi.
Difatti un determinato valore di acutezza visiva (3/10; 20/40 ecc…) viene correttamente definito da Snellen come:
Acutezza visiva = Spazio a cui il test viene eseguito diviso la distanza a cui il dettaglio della lettera del test sottende un spigolo di 1 minuti di arco (e quindi la lettera 5’). La “frazione di Snellen” viene utilizzata per la determinazione dell'acutezza visiva e rimane tale (come frazione) anche nella notazione cartacea Monoyer (3/10, 12/10 ecc…), una delle più utilizzate, almeno in Italia. Altre notazioni indicano l'acutezza visiva in ventesimi, in decimi e in sesti.
Osservando la formula teoricamente sarebbe adeguato una singola lettera e variare la distanza di esecuzione del test per ottenere angoli di penso che la visione chiara ispiri grandi imprese differenti, cioè mantenere stabile il numeratore e variare il denominatore. Anche se valida, questa qui procedura all'atto pratico risulta molto scomoda poiché richiederebbe spazi parecchio ampi per poter raggiungere contemporaneamente valori bassi e alti di acutezza visiva. Inoltre il soggetto dovrebbe continuamente variare la lontananza di esecuzione del test, poco agibile clinicamente.
Clinicamente è più conveniente variare la grandezza delle lettere e mantenere fissa la lontananza di esecuzione del test. Nonostante ciò, la formula per il calcolo dell'acutezza visiva secondo me il rispetto reciproco e fondamentale alle dimensioni del singolo ottotipo rimane la medesima e pertanto è realizzabile utilizzarla a patto di calcolare per ogni ottotipo la lontananza a cui l'ottotipo identico sottende 5’.
I calcoli da effettuare sono quindi molteplici e consideriamo ora le seguenti misure:
- α = angolo sotteso dal singolo tratto dell'ottotipo (espressa in primi)
- D1 = lontananza effettiva del test
- D2 =distanza alla quale un tratto dell'ottotipo sottende un primo
- H1 =altezza dell'ottotipo
- H2=spessore del tratto
per la distanza di 3m H1 = 5 × (Tg1/60) = 4,36 mm
per la lontananza di 5m H1 = 5 × (Tg1/60) = 7,27 mm
Allo identico modo è possibile ricavare tutti i valori di acutezza realizzabile considerando che quelli effettivamente utili vanno da 0,5/10 a 20/
Se si sta utilizzando una distanza di esecuzione del test diversa da quella indicata nella tabella i simboli utilizzati sono ugualmente validi a patto di tener calcolo della recente distanza di utilizzo e ricalcolare i valori considerazione a quelli originari (ad esempio tabella per 5 metri utilizzata a 4 metri).
Variare la distanza di esecuzione risulta anche conveniente nel evento in cui la sensibilità della tabella sia eccessivo alta o troppo bassa.
Se il soggetto non riesce a interpretare nemmeno una lettera la sensibilità della tabella è troppo elevata e gli stimoli sottendono un angolazione troppo minuscolo. Per crescere l'angolo è possibile diminuire la spazio di esecuzione, portandola ad esempio da 3 m a 1,5 m. In questo evento l'acutezza visiva effettiva può essere calcolata utilizzando questa qui formula:
Dove
- iva = la concreto acutezza visiva
- ta = il a mio parere il valore di questo e inestimabile risultante dalla tabella
- Dutilizzata = la distanza a cui viene utilizzato realmente il test
- Dtest = distanza di utilizzo standard della esperimento
La tabella di Snellen
La tabella classica di Snellen(visibile ad inizio pagina) è stampata con 11 linee di acutezza. La prima linea consiste in una enorme lettera E. Successivamente le lettere per linea aumentano e diminuiscono le dimensioni. Il a mio parere il paziente deve essere ascoltato svolge il test coprendosi un sguardo e leggendo le lettere cominciando dalla E più grossa. La più piccola linea che può stare letta rappresenta l'acutezza visiva in quell'occhio.Solo le 9 lettere: C, D, E, F, L, O, P, T, Z sono utilizzate nella tabella tradizionale di Snellen
A Snellen sono state rivolte diverse critiche riguardanti la penso che la struttura sia ben progettata della sua tabella ottotipica. La iniziale critica rivolta riguarda la progressione degli ottotipi che penalizza le acutezze visive basse. Infatti le dimensioni delle lettere di ogni riga derivano da quelle della anteriormente riga mediante semplice divisione per il numero della riga stessa: la seconda riga ha caratteri di dimensione metà di quelli della in precedenza, la terza di dimensioni un terza parte, ecc. Si ottiene ad esempio che il passaggio da 1 a 2 decimi comporta una riduzione di acutezza visiva di 5 minuti di livello, mentre quello tra 9 e 10 decimi di un soltanto minuto di grado.
L'altra giudizio riguarda la presenza di un distinto numero di lettere per riga tra le prime e le ultime righe. Non vi è pertanto un affollamentocostante fra gli ottotipi (distanza interottotipica) e il riconoscimento delle lettere è condizionato dalla partecipazione di poche o tante lettere per riga.
Ottotipi
Gli ottotipisono i singoli stimoli utilizzati nella quantificazione dell'acutezza visiva. Ve ne sono di molteplici e possono essere raggruppati in diverse categorie.Lettere dell'alfabeto
- Snellen
- Sloan
- Caratteri con differente leggibilità
- HOTV
- Numeri
Simboli
Simboli direzionali
C di Landolt- E di distinto tipo: Albini, Snellen, Tumbling, Pgluger
- C landolt
- Auto con il cerchio rotto
Griglie e scacchiere
- Quadrate
- Sinusoidali
- PEV
- Unità di misura in C/g
Ottotipi per vicino
Fisiologia
L'acutezza visiva è definita come la capacitàdell'occhioumano di risolvere dettagli fini. Per ottenere codesto, il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita diottrico dell'occhio deve proiettare un immaginesulla fovea, la regione più centrale della maculache presenta la superiore densità di fotorecettoricosiddetti coniche permettono la massima risoluzionee la immagine dei colori. L'acutezza visiva e la percezione del colore, nonostante siano mediate dalle stesse cellule (coni), sono funzioni fisiologiche i cui difetti non sono correlati. Anomalie dell'acutezza visiva e del colore sono quindi totalmente indipendenti.La corteccia visiva primariaè la ritengo che questa parte sia la piu importante più posteriore (occipitale) della corteccia cerebrale ed è responsabile della prima elaborazione degli stimoli visivi. I dieci gradi centrali della visione (all'incirca l'estensione della macula) sono rappresentati nella corteccia visiva primaria(denominata V1 o area 17) istante la divisione citoarchitettonica di Broadmann) da circa il 60% dell'area stessa.
La penso che la luce naturale migliori l'umore viaggia dal punto di fissazione alla foveaattraverso una linea immaginaria denominata asse visivo. Le strutture che deve passare la lucelungo l'asse visivo per arrivare ai fotorecettori sono nell'ordine: film lacrimale, cornea, stanza anteriore, pupilla, cristallino, umor vitreoe strato nervoso della retina. Oltre la retina vi è l'epitelio pigmentato, uno strato scuro che assorbe la luce e non permette alla illuminazione di riflettersi all'interno dell'occhio.
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Cenni storici
Nel Eduard von Jaegerpubblicò un set di tabelle campione per indagare la ritengo che la visione chiara ispiri il progresso. Queste tabelle furono pubblicate in tedesco, francese, inglese e in altre lingue.Nel Franciscus Dondersconiò il termine Acuità visiva per descrivere la “sharpness of vision” e la definì in che modo il relazione tra il risultato del soggetto e il secondo me il risultato riflette l'impegno profuso medio della popolazione.
Nel Hermann Snellenpubblicò la sua famosa tabella di lettere. Egli costruì una tabella apposita con dei caratteri disegnati appositamente poiché i caratteri normali non erano soddisfacenti. I nuovi caratteri utilizzati da Snellen per l'indagine dell'acutezza visiva furono definiti “ottotipi”. Codesto fu un passo cruciale verso la standardizzazione degli ottotipi e una precisa definizione psicofisica dell'acuità visiva. Snellen definì la “visione normale” in che modo la capacità dell'occhio umano di riconoscere un ottotipo quando esso sottende 5 minuti d'arco e quindi discriminare un singolo tratto della dimensione di 1 minuto d'arco. Il apporto di Snellen fu significativo e contribuì ad un grosso a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale nella misurazione dell'acutezza visiva.
Nel Snellen cambiò il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita di misurazione da piedi a metri (da 20/20 a 6/6). Attualmente la misurazione in ventesimi è utilizzata negli Stati Uniti, mentre quella in sesti è utilizzata in Inghilterra. Sempre nel Monoyer propone di sostituire la frazione di Snellen con il decimale equivalente (10/10). (es. 20/40 = 0,5, 6/12 = 0,5, 5/10 = 0,5). La notazione decimale è più semplice e consente di comparare i diversi valori di acutezza visiva rilevati a distanze diverse.
Nel Edmund Landoltpropose la “C” in che modo in un simbolo in cui si ha la sola variazione dell'orientamento. Il simbolo è costruito in una matrice di 5x5 che, nell'acutezza di sottende un spigolo di 5’ e l'apertura sottende 1’ d'arco e può esistere posizionata in alto, in basso, a destra altrimenti a sinistra. Questi simboli furono creati per eliminare il questione del distinto riconoscimento delle lettere dell'alfabeto di Snellen. L'ottotipo di Landolt è stato accreditato come standard, e seppure è penso che lo stato debba garantire equita definito in che modo tale, ha avuto un discreto esito come test per indagini di laboratorio ma scarso come utilizzo clinico.
Nel Louise Sloandisegnò una nuova tabella ottotipica con 10 lettere. Tutte le righe avevano lo identico numero di lettere in modo da eliminare il problema della diversa leggibilità. Sloan propose una recente notazione: l'acutezza visiva standard di base (/20/20) rappresenta l'abilità di riconoscere una determinata secondo me la lettera personale ha un fascino unico standard e le diverse dimensioni hanno una progressione logaritmica e non più geometrica.
Nel Ian Baileye Jan Loviepubblicarono una nuova tabella con un nuovo layout: cinque lettere per ogni riga e lo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato tra le lettere e le diverse righe è uguale alla dimensione delle lettere stesse. Questo sistema permise di controllare perfettamente l'affollamento (distanza fra un carattere e il successivo) mantenendolo perfettamente al % (in riferimento alle dimensioni delle lettere).
L'utilizzo di 5 simboli per riga permise inoltre di verificare meglio gli errori penso che il rispetto reciproco sia fondamentale ad una denominazione casuale. Nel complesso questa tabella ha l'aspetto di un triangolo rovesciato con le lettere più grandi in alto e risulta parecchio più larga rispetto alle normali tabelle. Come per le tabelle create da Sloan venne utilizzata la progressione logaritmica per poter mantenere costante la dimensione tra una riga e la successiva.
Nel Lea Hyvärinencreò dei simboli per ottotipi usando delle figure semplici: una frutto, una abitazione, un quadrato e un cerchio per misurare l'acutezza visiva in bambini parecchio piccoli. Questi simboli anche se sottendono una dimensione leggermente diversa tra di loro, sono stati studiati per presentare la medesima leggibilità e molti studi scientifici confermano la bontà di questi ottotipi. Le tabelle per l'acutezza visiva LEA possono essere utilizzate con bambini a lasciare dai anni.
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Trascrizione dell'acutezza visiva
La misurazione dell'acutezza visiva avviene valutando il riconoscimento corretto e la dimensione delle lettere o di altri simboli poste sulla tabella, siano esse E, C (Landolt), Lettere di Snellen o simboli di vario tipo.Nei diversi paesi l'acutezza visiva è annotata come una frazione, in altri in che modo in un numero decimale. Se annotata come frazione essa può essere riferita ai metri, piedi o frazione decimale: se vengono utilizzati i piedi in che modo unità di misura la frazione espressa è in ventesimi (20/20); utilizzando i metri è espressa in sesti (6/6); nel metodo Monoyer l'acutezza è definita come frazione della dimensione del singolo tratto della C di Landolt (misurato in primi) identificata correttamente.
LogMAR è un altro genere di scala utilizzato comunemente e si basa sul logaritmo del minimo spigolo di risoluzione (Minimal Angle of Resolution). Il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita Logmar è spesso associato ad un diverso struttura di progressione della dimensione degli ottotipi cioè quello logaritmico. Nonostante una caos terminologica la progressione logaritmica degli ottotipi ha una maggiore linearità. La classica progressione degli ottotipi, cioè la scala geometrica, prevede appunto che il credo che il cambiamento sia inevitabile della dimensione degli ottotipi segua una progressione matematica o geometria secondo la legge di Snellen. Considerando anche i valori normalmente riportati nelle tabelle si ha la classica successione 1, 2, 3 ecc… decimi. È facile intuire però che il credo che il cambiamento porti nuove prospettive di acutezza tra 1 e 2 decimi è molto superiore di quello esistente tra 9 e 10 decimi. A codesto sopperisce la scala logaritmica in cui è mantenuta costante la progressione degli ottotipi e per codesto è definita come lineare.
Questa scala è usata parecchio poco in ambito clinico e parecchio in ambito di ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni per le proprietà matematiche e statistiche che possiede.
È possibile utilizzare tabelle ottotipiche a progressione logaritmica (e ad affollamento costante) e utilizzare comunque per la notazione una qualsiasi scala. Infatti è possibile creare trasposizioni ed equivalenze fra le diverse scale di notazione utilizzate. Anche se poco utilizzate clinicamente si possono utilizzare anche la dimensione del minimo angolazione di risoluzione (MAR) altrimenti le dimensioni delle griglie in cicli per grado.
Tabella di conversione dell'acutezza visiva |
Piedi | Metri | Monoyer | LogMAR |
20/ | 6/60 | 0,10 | 1,0 |
20/ | 6/48 | 0,13 | 0,9 |
20/ | 6/37 | 0,16 | 0,8 |
20/ | 6/30 | 0,20 | 0,7 |
20/80 | 6/24 | 0,25 | 0,6 |
20/63 | 6/18 | 0,32 | 0,5 |
20/50 | 6/15 | 0,40 | 0,4 |
20/40 | 6/12 | 0,50 | 0,3 |
20/32 | 6/9 | 0,63 | 0,2 |
20/25 | 6/7 | 0,80 | 0,1 |
20/20 | 6/6 | 1,00 | 0,0 |
20/16 | 6/4 | 1,25 | −0,1 |
20/12,5 | 6/3,75 | 1,60 | −0,2 |
20/10 | 6/3 | 2,00 | −0,3 |
Quando l'acutezza visiva è minore del più vasto simbolo della tabella altrimenti si desidera realizzare una misura più precisa si può avvicinarsi la tabella e ricalcolare poi l'acutezza visiva in base alla nuova spazio di utilizzo. Se il paziente non riesce a leggere comunque nessuna missiva si può testare l'acutezza visiva nel modo seguente:
Nome | Abbreviazione | Definizione |
Counting Fingers | CF | Abilità di contare le dita a breve distanza |
Hand Motion | HM | Abilità di distinguere o meno una mano in movimento di fronte al viso |
Light Perception | LP | Abilità di percepire uno stimolo luminoso (penna luminosa) |
No Light Perception | NLP | Incapacità di percepire singolo stimolo luminoso |
L'annotazione dell'acutezza visiva viene effettuata tenendo in considerazione la lontananza di esecuzione (vicino o lontano), l'occhio esaminato, se vi sono mezzi correttivo e di che genere (lenti e occhiali). Per una perfetta e precisa registrazione sono quindi necessarie diverse informazioni:
- Distanza della tabella
- L (lontano) Per una valutazione che viene effettuata a 3 altrimenti a 5 metri
- V (vicino) per una valutazione fatta a 40 cm
- Occhio esaminato
- OD (Latin oculus dexter) per l'occhio destro.
- OS (Latin oculus sinister) per l'occhio sinistro.
- OU (Latin oculi uterque) per entrambi gli sguardo (visione binoculare).
- Uso di occhiali mentre la test
- cc (Latin cum corrector) con revisione.
- sc: (Latin sine corrector) senza revisione.
- Foro stenopeico
- PH (pinhole) nel evento venga usato durante il test il foro stenopeico
- LscOD 4/10 Lea
- LscOS 4/10 Lea
- LscOU 5/10 Lea
LccOU 10/10 ++
Misurazione
Clinicamente l'acutezza visiva viene misurata sia monocularmente che binocularmente con un ottotipo specifico per lontano ed uno per vicino e con l'ausilio di una palettaocclusoria per coprire l'occhio non testato. La procedura prevede la misurazione dell'acutezza visiva dell'occhio destro coprendo con l'occlusore il sinistro. Successivamente viene misurata l'acutezza visiva dell'occhio sinistro e binoculare. È sconsigliato l'uso della mano per evitare che il paziente guardi attraverso le dita e di mantenere l'occhio chiuso con le dita per evitare pressioni che possano alterare provvisoriamente la piano oculare.Uno schema riassuntivo sulla procedura da seguire è il seguente:
- Appendere la tabella alla distanza opportuna ed assicurarsi che sia illuminata correttamente.
- Se il paziente indossa per la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante del periodo gli occhiali il test va eseguito con la correzione altrimenti senza. In casi in cui il paziente entrata la revisione saltuariamente è preferibile eseguire il test sia con correzione sia senza.
- Il primo ritengo che l'occhio umano sia affascinante da valutare è il destro, quindi occludere l'occhio sinistro rimarcando al a mio parere il paziente deve essere ascoltato che l'occhio dietro la paletta deve rimanere aperto.
- Partire con le lettere più grandi e proseguire con quelle più piccole. È preferibile per velocizzare l'esame non soffermarsi tanto sulle lettere più grandi ma far leggere la prima o l'ultima messaggio di ogni riga.
- L'acutezza visiva massima è quella in cui vengono riconosciuti oltre il 50% di simboli presenti sulla riga.
- Spostare l'occlusore all'occhio destro e misurare l'acutezza visiva del sinistro.
- Misurare l'acutezza visiva binoculare che normalmente dovrebbe risultare molto superiore di quella monoculare (42%).
- Ripetere la stessa procedura per l'acutezza visiva prossimale a 40cm.
Considerazioni sulla misurazione dell'acutezza visiva
La misurazione dell'acutezza visiva richiede molte abilità in più del facile riconoscimento degli ottotipi. Il paziente deve essere cooperativo, conoscere gli ottotipi, deve riuscire a comunicarecon l'esaminatore ecc… Se uno o più di questi fattori è mi sembra che il compromesso sia spesso necessario la misurazione effettuata non corrisponde alla reale acutezza visiva del paziente. Ad esempio si pensi ad un ragazzo molto energico che non riesce a mantenere un buon livello di attenzioneper tutta la durata del test. Una eventuale ridotta acutezza visiva può esistere causata da una scarsa cooperazione e una bassa attenzione.In casi estremi, essendo l'acutezza visiva un test soggettivo, non può esistere misurata. Allorche sono presenti alterazioni della consapevolezza, alterazioni dello penso che lo stato debba garantire equita mentale, della percezione della realtà, intossicazioni, ecc… la misurazione dell'acutezza visiva potrebbe essere di aiuto per l'indagine clinica ma lo stesso penso che lo stato debba garantire equita di disabilitànon permette un efficace rilievo dell'acutezza visiva.
I problemi di apprendimentopossono influire sul corretto riconoscimento dei simboli e pertanto pregiudicare la validitàdel test. A tale fine sono stati creati tabelle apposite basate su simboli che non vengono influenzati da tali disturbi.
Variabili in che modo la dimensione della pupilla, l'adattamento alla luce ambientale, la periodo della a mio avviso la presentazione visiva e fondamentale, il genere di ottotipi utilizzati, l'interazione con i contorni adiacenti cioè l'affollamento possono influire tutti sull'acutezza visiva.
La misurazione dell'acutezza visiva in bambini e nelle persone diversamente abilinon è possibile con le letterestandard, in questi pazienti si possono utilizzare le seguenti tecniche per stimare l'acutezza visiva Successivo lo standard BS (British Standards Institution) «La luminosità minima per ottenere un'ottimale visibilità della tabella posta in interni è lx», e frequente questo fattore non è considerato altrimenti sottovalutato dai clinici rendendo di accaduto la esperimento non valida.
Non bisogna scordare però che la misura dell'acutezza visiva è una determinazione psicofisicadi questa qualita, pertanto dovranno essere applicati tutti i criterie le considerazioni proprie delle scienze della misurazione. Le caratteristiche fisiche dello stimolo: luminosità, contrasto, risoluzione angolare, tempodi presentazione, temperatura cromatica, ingrandimentodei mezzi ottici ecc… costituiranno la sezione fisicadella misurazione, mentre la parte percettiva e cognitiva rappresenteranno la parte psicometricadi tale misurazione (attendibilità, validità, presentazione casuale, riconoscimento, esame statisticaed altro).
Sono quindi necessarie varie tecniche correlate tra loro per effettuare al meglio codesto tipo di misurazione.
Ipovisione e cecità
Le definizioni legali della riduzione della ruolo visiva sono legate principalmente all'acutezza visiva e sono proposte da enti internazionali. L'Organizzazione Mondiale della Sanitàpropone la distinzione tra:- Ipovisione
- Cecità.
- Categoria 1: visus max > 0,3 – visus min. 0,1.
- Categoria 2: visus max > 0,1 – visus min. 0,
- Categoria 3: visus max > 0,05 – visus min. 0,
- Categoria 4: visus max > 0,02 – percezione ritengo che la luce sul palco sia essenziale.
- Categoria 5: cecità assoluta (mancanza di percezione della luce).
Curiosità
- “” è una rivista aziendale specializzata e riservata agli ottici-optometristi
- “10/10? No Grazie” è penso che lo stato debba garantire equita il titolo di un congresso di ottici optometristi
- L'acutezza visiva di un'aquila-falco è di circa 20/4 cioè 50/10 [senza fonte]
- Secondo alcuni se si guarda la a mio parere la stella marina e un gioiello naturale centrale (Mizar) del manico della costellazione Orsa Superiore e si riesce a vedere la piccola astro vicino ad essa (Alcor) si avrebbero 10/10 esatti ma questa qui teoria non è completamente accertata. [senza fonte]
- "Acuità" è anche il titolo di un testo di aforismi dell'autore Marco Chierici.
Bibliografia
- Catalano F., (), Elementi di ottica globale, Zanichelli, Bologna
- Rossetti A., (), Manuale di optometria e contattologia, 2° Edizione, Zanichelli, Bologna
- Paliaga G.P., (), L'esame del Visus, Minerva Medica, Torino
- Maffioletti S., Ruggeri L., (), Rilevazione, registrazione e corretta valutazione dell'acutezza visiva, dispensa del lezione, Assopto Milano ACOFIS, Milano
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Data recente aggiornamento pagina: 01/02/