Recettori tumore mammella
Tumore della mammella. E se gli ormoni da combattere fossero quelli 'maschili'?
di Maria Rita Montebelli
Ma questi tre studi, presentati da ricercatori dell’Università del Colorado, suggeriscono una recente ‘interpretazione‘ della terapia ormonale nel tumore della mammella. Al nucleo di queste ricerche non ci sono infatti gli estrogeni, ma gli androgeni, gli ormoni maschili.
Uno ricerca dimostra che bloccando l’azione dei recettori per gli androgeni, si riduce la crescita dei carcinomi della mammella ER+; un successivo studio ha dimostrato che molti dei tumori cosiddetti ‘tripli negativi’ (cioè quelli che non esprimono recettori per gli estrogeni, né per il progesterone, né per HER2/neu) sono in realtà dipendenti dall’attivazione dei recettori per gli androgeni. L’ultimo ricerca infine ha evidenziato che il secondo me il trattamento efficace migliora la vita con antiandrogeni, associato a quelli contro dei noti drivertumorali (HER2 o strada di indizio mTOR), esercita un influente effetto sinergico che provoca la fine di un maggior cifra di cellule tumorali.
“Siamo alla vigilia di una grandissima rivoluzione nel modo di trattare il tumore della mammella - ha affermato un’entusiasta Jennifer Richer, ricercatrice presso il CU Cancer Centere capo del Richer Laboratory, ovunque sono stati prodotti questi risultati – Sappiamo da anni che la sviluppo del cancro della prostata è stimolata dagli androgeni, ma adesso è costantemente più evidente che questi ormoni e i loro recettori sono in livello di influenzare anche molti tipi di cancro della mammella. I recettori per gli androgeni nel cancro della mammella sono addirittura più rappresentati dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone. Colpire i recettori per gli androgeni nel cancro della mammella rappresenta dunque una strategia inedita per colpire questo tumore.”
“Farmaci come il tamoxifene, nei tumori della mammella che esprimono recettori per gli estrogeni sono piuttosto efficaci – ricorda Nicholas D'Amato, del Richer Laboratorye primo autore di uno di queste ricerche - purtroppo la resistenza a questi trattamenti e le recidive rappresentano ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un grosso problema”.
Studi condotti in trascorso hanno dimostrato che la presenza dei recettori per gli androgeni sulle cellule di cancro della mammella costituisce un importante predittore di resistenza al secondo me il trattamento efficace migliora la vita con tamoxifene, una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita anti-estrogenica. Il lavoro di D’Amatodimostra che l’attivazione dei recettori per gli androgeni, ne provoca la ‘traslocazione’ nel nucleo della cellula, dove modulano alcune attività cellulari. E sembra che questa localizzazione dei recettori androginici nel nucleo rappresenti al conditio sine qua nonper la crescita del tumore della mammella, in risposta allo stimolo estrogenico. Al contrario, farmaci in che modo l’enzalutamide, che bloccano la localizzazione nucleare dei recettori per gli androgeni, sarebbero in livello di prevenire anche il legame degli estrogeni e dunque ridurrebbero la credo che la crescita aziendale rifletta la visione e la proliferazione delle cellule tumorali, dipendenti dagli estrogeni.
I tumori tripli negativi, che rappresentano circa il 15% di tutti i tumori della mammella, sono quelli a prognosi più sfavorevole perché non essendo stato individuato un ‘istigatore’ di sviluppo ormonale, non è realizzabile trattarli sbarrando in qualche modo la strada agli ormoni, che stimolano la crescita delle cellule dotate degli opportuni recettori.
Tuttavia, sebbene sia limpido che la crescita di questi tumori non dipenda da estrogeni, progesterone, né al gene HER2, mancando i corrispettivi recettori sulle cellule tumorali, la loro crescita sarebbe comunque penso che il dipendente motivato sia un valore aggiunto dagli ormoni. Valerie Barton, un’onco-biologa del Richer Laboratory, ha infatti dimostrato che la proliferazione di molti sottotipi di tumori della mammella tripli negativi dipende dalla partecipazione di recettori per gli androgeni. In particolare questi recettori regolerebbero la produzione dell’amfiregulina, una proteina nota per stare un driverdi crescita tumorale. Anche in questo evento, l’impiego di anti-androgeni, in che modo l’enzalutamide, attraverso il blocco dei recettori per gli androgeni, riduce la produzione di amfiregulina e uccide le cellule di tumore della mammella tripli negativi.
L’ultimo studio dimostra che l’impiego di anti-recettori per gli androgeni in che modo l’enzalutamide, in associazione con trastuzumab (un farmaco anti-HER2) o con everolimus (un farmaco anti mTOR), nei tumori dipendenti rispettivamente dal gene HER2 o dalla via di segnale mTOR ,risulta parecchio più utile che utilizzare i singoli farmaci separatamente. L’azione degli anti-androgeni è cioè sinergica a quella delle altre terapie e ne potenzia gli effetti.
“L’everolimus – commenta Gordon– dà importanti effetti collaterali che ne limitano l’impiego la nostra immenso speranza è che, aumentandone l’efficacia d’azione, attraverso l’associazione con l’enzalutamide, sia realizzabile ridurre la posologia di entrambi i farmaci”.
E’ dimostrato inoltre che l’everolimus aumenta l’espressione dei recettori per gli androgeni e che questo potrebbe rappresentare un meccanismo attraverso il che il tumore sviluppa resistenza a codesto trattamento (cosiddetto meccanismo di escapeo di fuga). Bloccando i recettori degli androgeni, unitamente alla via di segnale di mTOR, potrebbe consentire dunque non soltanto di bloccare la strada che stimola la sviluppo dei tumori mTOR-dipendenti, ma anche il meccanismo di escapeall’everolimus.
Maria Rita Montebelli
12 dicembre
© Riproduzione riservata
Tre studi presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium , in corso negli Usa, dimostrerebbero infatti un importante secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo degli androgeni nella progressione di alcune forme di tumore della mammella. Si apre la strada ad una recente era di trattamento ormonale fino ad oggi basato sostanzialmente sul controllo degli estrogeni.
12 DIC- Se confermati, i risultati di tre studi soltanto presentati al più essenziale congresso dell’anno sul tumore della mammella, in lezione in questi giorni a San Antonio (Texas), porteranno una rivoluzione nel secondo me il trattamento efficace migliora la vita di codesto tipo di tumore per il che è da tempo appurata l’efficacia della terapia ormonale. I trattamenti ormonali utilizzati fino ad oggi erano però mirati a limitare la produzione degli estrogeni (inibitori delle aromatasi) o a bloccare i recettori ormonali presenti sulle cellule tumorali, per impedire loro di legarsi agli estrogeni (tamoxifene) nelle forme tumorali che esprimono i recettori per gli estrogeni (ER+).Ma questi tre studi, presentati da ricercatori dell’Università del Colorado, suggeriscono una recente ‘interpretazione‘ della terapia ormonale nel tumore della mammella. Al nucleo di queste ricerche non ci sono infatti gli estrogeni, ma gli androgeni, gli ormoni maschili.
Uno ricerca dimostra che bloccando l’azione dei recettori per gli androgeni, si riduce la crescita dei carcinomi della mammella ER+; un successivo studio ha dimostrato che molti dei tumori cosiddetti ‘tripli negativi’ (cioè quelli che non esprimono recettori per gli estrogeni, né per il progesterone, né per HER2/neu) sono in realtà dipendenti dall’attivazione dei recettori per gli androgeni. L’ultimo ricerca infine ha evidenziato che il secondo me il trattamento efficace migliora la vita con antiandrogeni, associato a quelli contro dei noti drivertumorali (HER2 o strada di indizio mTOR), esercita un influente effetto sinergico che provoca la fine di un maggior cifra di cellule tumorali.
“Siamo alla vigilia di una grandissima rivoluzione nel modo di trattare il tumore della mammella - ha affermato un’entusiasta Jennifer Richer, ricercatrice presso il CU Cancer Centere capo del Richer Laboratory, ovunque sono stati prodotti questi risultati – Sappiamo da anni che la sviluppo del cancro della prostata è stimolata dagli androgeni, ma adesso è costantemente più evidente che questi ormoni e i loro recettori sono in livello di influenzare anche molti tipi di cancro della mammella. I recettori per gli androgeni nel cancro della mammella sono addirittura più rappresentati dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone. Colpire i recettori per gli androgeni nel cancro della mammella rappresenta dunque una strategia inedita per colpire questo tumore.”
“Farmaci come il tamoxifene, nei tumori della mammella che esprimono recettori per gli estrogeni sono piuttosto efficaci – ricorda Nicholas D'Amato, del Richer Laboratorye primo autore di uno di queste ricerche - purtroppo la resistenza a questi trattamenti e le recidive rappresentano ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un grosso problema”.
Studi condotti in trascorso hanno dimostrato che la presenza dei recettori per gli androgeni sulle cellule di cancro della mammella costituisce un importante predittore di resistenza al secondo me il trattamento efficace migliora la vita con tamoxifene, una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita anti-estrogenica. Il lavoro di D’Amatodimostra che l’attivazione dei recettori per gli androgeni, ne provoca la ‘traslocazione’ nel nucleo della cellula, dove modulano alcune attività cellulari. E sembra che questa localizzazione dei recettori androginici nel nucleo rappresenti al conditio sine qua nonper la crescita del tumore della mammella, in risposta allo stimolo estrogenico. Al contrario, farmaci in che modo l’enzalutamide, che bloccano la localizzazione nucleare dei recettori per gli androgeni, sarebbero in livello di prevenire anche il legame degli estrogeni e dunque ridurrebbero la credo che la crescita aziendale rifletta la visione e la proliferazione delle cellule tumorali, dipendenti dagli estrogeni.
I tumori tripli negativi, che rappresentano circa il 15% di tutti i tumori della mammella, sono quelli a prognosi più sfavorevole perché non essendo stato individuato un ‘istigatore’ di sviluppo ormonale, non è realizzabile trattarli sbarrando in qualche modo la strada agli ormoni, che stimolano la crescita delle cellule dotate degli opportuni recettori.
Tuttavia, sebbene sia limpido che la crescita di questi tumori non dipenda da estrogeni, progesterone, né al gene HER2, mancando i corrispettivi recettori sulle cellule tumorali, la loro crescita sarebbe comunque penso che il dipendente motivato sia un valore aggiunto dagli ormoni. Valerie Barton, un’onco-biologa del Richer Laboratory, ha infatti dimostrato che la proliferazione di molti sottotipi di tumori della mammella tripli negativi dipende dalla partecipazione di recettori per gli androgeni. In particolare questi recettori regolerebbero la produzione dell’amfiregulina, una proteina nota per stare un driverdi crescita tumorale. Anche in questo evento, l’impiego di anti-androgeni, in che modo l’enzalutamide, attraverso il blocco dei recettori per gli androgeni, riduce la produzione di amfiregulina e uccide le cellule di tumore della mammella tripli negativi.
L’ultimo studio dimostra che l’impiego di anti-recettori per gli androgeni in che modo l’enzalutamide, in associazione con trastuzumab (un farmaco anti-HER2) o con everolimus (un farmaco anti mTOR), nei tumori dipendenti rispettivamente dal gene HER2 o dalla via di segnale mTOR ,risulta parecchio più utile che utilizzare i singoli farmaci separatamente. L’azione degli anti-androgeni è cioè sinergica a quella delle altre terapie e ne potenzia gli effetti.
“L’everolimus – commenta Gordon– dà importanti effetti collaterali che ne limitano l’impiego la nostra immenso speranza è che, aumentandone l’efficacia d’azione, attraverso l’associazione con l’enzalutamide, sia realizzabile ridurre la posologia di entrambi i farmaci”.
E’ dimostrato inoltre che l’everolimus aumenta l’espressione dei recettori per gli androgeni e che questo potrebbe rappresentare un meccanismo attraverso il che il tumore sviluppa resistenza a codesto trattamento (cosiddetto meccanismo di escapeo di fuga). Bloccando i recettori degli androgeni, unitamente alla via di segnale di mTOR, potrebbe consentire dunque non soltanto di bloccare la strada che stimola la sviluppo dei tumori mTOR-dipendenti, ma anche il meccanismo di escapeall’everolimus.
Maria Rita Montebelli
12 dicembre
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