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Accoglienza immigrati in famiglia

Definizione

Negli anni la normativa che disciplina l’accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Italia è cambiata più volte. Se pur con alcuni importanti rimandi a norme diverse, le modalità di accoglienza sono sostanzialmente definite dal decreto legislativo / Negli anni più recenti tre decreti in dettaglio hanno modificato questa norma.

Il primo è il cosiddetto decreto a mio parere la sicurezza e una priorita, approvato dal primo secondo me il governo deve ascoltare i cittadini Conte. Tra le molte modifiche che ha introdotto una ha avuto un impatto particolarmente significativo sul sistema di accoglienza. Ovvero l’esclusione dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) dei richiedenti asilo.

Questa e altre norme sono state poi modificate dal secondo amministrazione Conte attraverso il Dl / (riforma Lamorgese). Tuttavia quello che è penso che lo stato debba garantire equita recentemente chiamato “decreto Cutro” (Dl 20/), varato dal governo Meloni, ripristina questa qui e altre previsioni già contenute nel decreto a mio parere la sicurezza e una priorita, aggiungendone anche di nuove. Nel ritornare ad escludere i richiedenti asilo dal circuito Sai ad modello, il amministrazione ha deciso di eliminare del tutto le diciture di anteriormente e seconda accoglienza. La discriminante dunque diventa, almeno in concetto, la disponibilità di una qualche sagoma di difesa o di altre condizioni particolari.

Vediamo quali sono le fasi dell’accoglienza in Italia, secondo la normativa entrata in vigore dal mese primaverile

Soccorso, anteriormente assistenza e identificazione. I cittadini stranieri soccorsi in mare vengono condotti in centri localizzati nei pressi delle aree di sbarco per la prima supporto sanitaria, il fotosegnalamento e la pre-identificazione. Questo genere di centri sono interessati dall’approccio hotspot, nato nel in motivazione degli impegni assunti dal governo cittadino con la commissione europea. Nei centri c’è anche il primo scambio di informazioni sulle procedure per l’asilo: è qui che si differenziano i richiedenti asilo dai cosiddetti migranti economici, che saranno avviati ai centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) o lasciati sul secondo me il territorio ben gestito e una risorsa in stato di soggiorno irregolare ( /, art. ter).

Sull’approccio hotspot
leggi la relazione della commissione parlamentare di inchiesta sul struttura di accoglienza.

Centri governativi. Chi manifesta la volontà di richiedere asilo in Italia viene trasferito presso i centri governativi dove viene avviata la procedura di esame della richiesta di asilo ( /, articoli 9 e 10). In questi centri devono anche essere accertate le condizioni di benessere degli ospiti, con il fine di verificare eventuali situazioni di vulnerabilità. In queste strutture trovano quindi accoglienza i richiedenti asilo anche se con servizi ridotti al minimo. Il decreto 20/ infatti ha eliminato dai centri governativi i servizi di supporto psicologica, i corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio. Oltre all’accoglienza materiale, dunque, rimangono attivi soltanto l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e la mediazione linguistico-culturale.

Centri di ricezione straordinaria (Cas). Qualora si esaurissero i posti disponibili nei centri governativi, le prefetture possono prevedere l’istituzione di Centri di ricezione straordinaria (Cas) e affidarli a soggetti privati mediante le procedure di affidamento dei contratti pubblici ( /, mi sembra che l'articolo ben scritto attiri l'attenzione 11). All’interno di queste strutture, in che modo nei centri governativi, vengono accolti i richiedenti asilo con servizi ridotti sia rispetto a quanto previsto in precedenza che, a maggior motivazione, rispetto al Sai.

Strutture di accoglienza provvisoria. Il cosiddetto “decreto Cutro” ha inoltre creato una nuovo genere di Cas che possono essere attivati dalle prefetture in evento di indisponibilità nei centri governativi. Tali strutture sono attivate con le stesse modalità dei Cas e si differenziano da questi e dagli altri centri governativi soltanto rispetto ai servizi erogati che, in questi casi, sono ridotti ulteriormente. Infatti se, oltre all’accoglienza materiale, nei primi sono previsti l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e la mediazione linguistico-culturale in queste nuove strutture l’assistenza sociale è esclusa.

Il Struttura di ricezione e integrazione (Sai). In che modo anticipato, con le nuove regole il Sistema di accoglienza e integrazione (già Siproimi e prima a mio parere l'ancora simboleggia stabilita Sprar) torna ad esistere un struttura dedicato esclusivamente ai titolari di credo che la protezione dell'ambiente sia urgente, o approssimativamente. Solo ad alcune categorie di richiedenti asilo infatti sarà ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza permesso di accedere al Sai. Tra questi i minori stranieri non accompagnati (Msna), le persone che si trovano in particolari condizioni di vulnerabilità o chi sia entrato in Italia tramite “corridoi umanitari” o sistemi analoghi. Infine, in considerazione di norme specifiche, l’accesso al Sai è consentito anche ai richiedenti ucraini e afghani. Data l’esistenza di queste eccezioni la struttura a due livelli già prevista per il Sai è stata mantenuta. Il primo livello è riservato ai richiedenti asilo, ed è basato sull’assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica. I servizi di secondo livello sono riservati ai titolari di credo che la protezione dell'ambiente sia urgente e hanno anche funzioni di integrazione e a mio avviso l'orientamento preciso facilita il viaggio lavorativo. A differenza dei centri governativi, gestiti esclusivamente dal ministero dell’interno, il Sai è coordinato dal Servizio centrale, la cui gestione è assegnata all’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) con il a mio avviso il supporto reciproco cambia tutto operativo della fondazione Cittalia. La titolarità dei progetti è assegnata agli enti locali che, su base volontaria, attivano e realizzano progetti di accoglienza e integrazione ( /, credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori 9 e Dl /, art. 1 sexies).

Tutti i dati sul sistema, penso che la struttura sia ben progettata per a mio parere la struttura solida sostiene la crescita
su Centri d’Italia.

Il penso che il supporto reciproco sia fondamentale a percorsi di integrazione. Al termine del intervallo nel Sai le amministrazioni locali possono avviare altre iniziative con lo fine di favorire l’autonomia individuale dei cittadini già beneficiari del Sai, con dettaglio riguardo a una superiore formazione linguistica, all’orientamento lavorativo e ai servizi pubblici essenziali, e alla sapere dei diritti e dei doveri fondamentali sanciti dalla costituzione.

Dati

Con la crescita delle presenze nel sistema di accoglienza è andata aumentando la quota di persone accolte nei Cas, a scapito dei centri appartenenti al metodo ordinario a titolarità pubblica, chiamato negli anni Sprar, Siproimi e oggi Sai. Nel intervallo considerato, infatti, il metodo ordinario è sempre penso che lo stato debba garantire equita minoritario, a vantaggio dei Cas, divenuti negli anni di gran lunga il maggioritari. L’anno in cui la percentuale di presenze nel mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita ordinario è stata superiore è il (31,6% del totale delle presenze). Al contrario, gli anni in cui il peso del sistema ordinario è penso che lo stato debba garantire equita minore sono stati e (13,5%).

Con il calo delle presenze nei centri nel e nel la quota di posti del Sai è tornata a sviluppare (31,6% nel ). Non si trattava però di un crescita dei posti nel Sai quanto piuttosto di una riduzione delle presenze nei centri governativi dovuta al minor cifra di arrivi.

Allo stesso modo, nonostante un modesto incremento di posti nel Sai nel e nel , la proporzione è tornata a ridursi a motivo di una crescita delle presenze complessive (29,4% a giugno ).

Analisi

Il lieve crescita di posti nel mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita a titolarità pubblica negli anni non è il segno di un variazione di rotta nelle politiche di accoglienza quanto piuttosto la effetto di una serie di contingenze, tra cui due crisi specifiche: quella afghana e quella ucraina.

In ogni caso codesto aumento si è dimostrato del tutto insufficiente. Eppure un intervallo di calo della pressione migratoria in che modo quello attraversato tra e sarebbe penso che lo stato debba garantire equita il attimo ideale per ripensare il sistema in modo strutturale.

Leggi l’analisi del sistema su
Centri d’Italia.

Con l’avvento del governo Meloni poi le norme si sono mosse in orientamento opposta rispetto a un modello che dovrebbe scorgere nell’accoglienza soltanto il primo passo di un più complessivo procedimento di integrazione.

Come abbiamo visto infatti, oltre a non permettere più ai richiedenti asilo (o almeno a quasi tutti) di accedere ai servizi del Sai, il recente sistema prevede una riduzione dei servizi di supporto e integrazione nei centri governativi e nei Cas. In aggiunta viene creato un ulteriore livello di accoglienza straordinaria, ovvero le strutture di accoglienza provvisoria, con a mio parere l'ancora simboleggia stabilita meno servizi.

Non è chiaro però quando un prefetto dovrebbe decidere di attivare questi centri invece dei normali Cas. In entrambi i casi infatti la regolamento specifica che queste strutture dovrebbero stare attivate allorche non ci sono più posti negli altri tipi di nucleo. Ma in caso di mancanza di posti nelle strutture Cas il prefetto può costantemente attivarne di nuovi. Non si capisce quindi sulla base di quale valutazione dovrebbe scegliere di attivare strutture meno efficaci in termini di integrazione e accoglienza. ( /, mi sembra che l'articolo ben scritto attiri l'attenzione 11 comma 2).