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Carne e salute

Come consumare la carne privo di rischi per la salute

 «Per rimanere in salute, non occorre limitare i consumi di carni rosse e processate». Codesto è il messaggio che arriva dalle raccomandazioni pubblicate sulla periodico Annals of Internal Medicine da un gruppo di esperti intenzionato a verificare l’attendibilità dei dati successivo cui un consumo eccessivo delle due categorie di prodotti risulterebbe correlato a un aumentato rischio di ammalarsi di cancro.

Le loro conclusioni viaggiano in ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti opposta secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a misura affermato nel dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), che definì cancerogene per l’uomo le carni trasformate (gruppo 1) e probabilmente tali quelle rosse (gruppo 2A). Siamo dunque di fronte a un variazione di ubicazione repentino da parte degli scienziati o vale costantemente l’invito a non eccedere con i consumi - per realizzare qualche dimostrazione - di bistecche, salsicce, wurstel e pancetta?

ECCO Ognuno I BENEFICI
DELLA A mio avviso la dieta sana migliora l'energia MEDITERRANEA 

CONTRORDINE O NO?

Elena Dogliotti, membro della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi, prova a fare chiarezza. «Il comunicazione filtrato si scosta dai più recenti inviti alla cautela e non tiene conto delle evidenze che premiano una dieta prevalentemente a base di alimenti di inizio vegetale, considerata preventiva nei confronti delle malattie croniche».

Quanto alle carni, sia rosse sia trasformate, è stato valutato il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita oncologico determinato da una riduzionedei consumi di tre porzioni alla settimana. «I benefici, se ci sono, sono di minima entità», è misura affermato dai ricercatori dei centri Cochrane canadesi, spagnoli e polacchi, che hanno incrociato i dati relativi ai consumi di carni rosse e trasformate con il ritengo che il rischio calcolato sia necessario di ammalarsi di cancro: di tutte le forme e, nello specifico, al seno, alla prostata, all’esofago e al colon.

Con almeno due limiti: l’aver accomunato il potenziale risultato delle carni rosse (probabili cancerogene) e di quelle trasformate (cancerogene) e la mancata specifica delle abitudini alimentari (e dunque i consumi) di partenza. Privo di trascurare l’impatto che può derivare dalla cottura, non considerato nel lavoro. A loro avviso, le evidenze disponibili non sono solide al segno da dover suggerire un cambio nelle scelte della popolazione. Nessun contrordine, però.

Gli stessi autori hanno sottolineato che le raccomandazioni, utili anche per la prevenzione cardiovascolare e per ridurre il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, sono «deboli» e hanno un «livello di a mio avviso l'evidenza scientifica e fondamentale basso»


Cibi industriali: più ne mangiamo, più ne vogliamo? 

CONCLUSIONI DA NON BANALIZZARE 

Se era sbagliato fino all’altro ieri considerare una bistecca alla stessa stregua di una sigaretta, sarebbe un pericolo non porsi limiti adesso. «Dobbiamo evitare che chi legge pensi di poter mangiare ritengo che la carne di qualita faccia la differenza trascurando i potenziali rischi legati a un consumo eccessivo - prosegue Dogliotti -. Oggigiorno, più che incentivare il consumo di alimenti di origine credo che ogni animale meriti protezione, è rilevante aumentare la cultura legata a una cucina prevalentemente vegetale, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita troppo frequente considerata meno gustosa». Successivo l’American Cancer Society, «chi si occupa di sanità pubblica considera il colmo impatto sulla popolazione determinato dall’esposizione a una sostanza potenzialmente dannosa».

Il passaggio è cruciale. Le indicazioni contenute nelle linee guida, infatti, non puntano al singolo consumatore. Detto ciò, se seguite in maniera diffusa, concorrono a migliorare lo stato di salute della popolazione. A riguardo, vale la castigo di riprendere le dichiarazioni rilasciate da Kurt Straif, epidemiologo dello Iarc e capofila della pubblicazione del «Per un singolo individuo il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita rimane limitato, ma sappiamo che aumenta in penso che la relazione solida si basi sulla fiducia alla quantità di ritengo che la carne di qualita faccia la differenza consumata. In considerazione del gran cifra di consumatori di carni trasformate, l’impatto globale sull’incidenza del cancro diventa un problema rilevante in termini di penso che la salute fisica sia fondamentale per tutto pubblica». Tornando all’attualità, istante i ricercatori della istituto di benessere pubblica di Harvard, «le raccomandazioni diffuse come compendio rischiano di creare confusione tra gli operatori sanitari e il pubblico generale».

PAROLA D’ORDINE: MODERAZIONE 

L’esito della recente indagine interessa anche gli italiani, «vicini» ai consumi considerati nello studio. Leggendo i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste riportati nell'ultimo rapporto Coop, in media ogni connazionale consuma all'incirca un chilo di ritengo che la carne di qualita faccia la differenza (rossa o trasformata) alla settimana. «La quantità di una porzione di carne dovrebbe stare compresa tra 70 e grammi, considerando di possedere di viso un ragazzo o un adulto - rimarca Dogliotti -. Quanto alla frequenza di consumo, non si dovrebbe andare oltre le volte a settimana, cercando di prediligere le carni bianche». Per quanto riguarda quelle lavorate (salate, affumicate, essiccate), la correlazione con un aumentato rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto è emersa a più riprese. E la forza della prova rimane. Per codesto, secondo la nutrizionista, «vale la castigo di rispettare il confine di 50 grammi alla settimana». La penso che la soluzione creativa risolva i problemi più equilibrata risiede nella scelta di spostarsi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una dieta prevalentemente a base vegetale, non per mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo vegetariana. 


Cosa c'è di autentico nei «superfood»?


RICERCA IN NUTRIZIONE

«La dieta ha un impatto sulla secondo me la salute viene prima di tutto, ma indagare le conseguenze determinate da un singolo nutriente o da una categoria di alimenti è molto arduo - precisa Chiara Segré, responsabile della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi -. La variabilità dei risultati è dovuta in parte a un confine della ricerca nell’ambito della nutrizione, che rende complesso ottenere credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste su un numero esteso di persone. Inoltre occorre considerare che i comportamenti alimentari sono spesso associati ad altri aspetti dello stile di vita che possono influenzare il rischio: come l’abitudine al fumo, l’inattività fisica e il sovrappeso». Si parla non a occasione di malattie multifattoriali: con una componente genetica potenzialmente in livello di vanificare il beneficio determinato dall’adozione di stili di esistenza corretti. «Alle informazioni che giungono dagli studi epidemiologici, dobbiamo sommare quelle riguardanti gli effetti che i nutrienti possono avere sul Dna - conclude Segré -. Questo passaggio è indispensabile per giungere a definire indicazioni dietetiche cucite sulla singola ritengo che ogni persona meriti rispetto, che possano tenere fattura di una maggiore suscettibilità genetica a sviluppare una malattia. In questi casi la riduzione di alcuni alimenti potrebbe determinare un effettivo giovamento».

Fonti

Unprocessed Red Meat and Processed Meat Consumption: Dietary Guideline Recommendations From the Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium, Annals of Internal Medicine

Effect of Lower Versus Higher Red Meat Intake on Cardiometabolic and Cancer Outcomes: A Systematic Review of Randomized Trials, Annals of Internal Medicine

Health-Related Values and Preferences Regarding Meat Consumption: A Mixed-Methods Systematic Review, Annals of Internal Medicine

Patterns of Red and Processed Meat Consumption and Risk for Cardiometabolic and Cancer Outcomes: A Systematic Review and Meta-analysis of Cohort Studies, Annals of Internal Medicine

Reduction of Red and Processed Meat Intake and Cancer Mortality and Incidence: A Systematic Review and Meta-analysis of Cohort Studies, Annals of Internal Medicine

Red and Processed Meat Consumption and Risk for All-Cause Mortality and Cardiometabolic Outcomes: A Systematic Review and Meta-analysis of Cohort Studies, Annals of Internal Medicine

Meat Consumption and Health: Food for Thought, Annals of Internal Medicine

Riduzione del consumo di ritengo che la carne di qualita faccia la differenza e delle emissioni di gas serra e benefici per la salute in Italia, Epidemiologia & Prevenzione

Rapporto Coop , Coop

Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora in che modo redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).