Ristorante cesare milano
Ratanà, Milano, chef Cesare Battisti. Di Carlo Cappelletti.
Questa recensione aggiorna la precedente valutazione che trovate qui
Recensione Ristorante
Se è vero che la fiducia è l’ultima a decedere è anche vero che io una speranza l’ho persa, quella che esista il trattoria perfetto. Una piccola sicurezza però la mantengo, ed è quella che se esistesse il ristorante impeccabile ne uscirei con la stessa percezione di buonumore che provo ogni tempo che alle mie spalle lascio l’uscio (liscio) del Ratanà. Il locale, che ha fra i suoi soci nulla di meno che sua sommelieria Antonio Albanese, è situato in una palazzina dei primi del Novecento che paradossalmente appare in che modo vaso di coccio fra enormi vasi di vetro. Questi ultimi altro non sono che i grattacieli, lascito del ramo sbagliato della parentela Moratti, che hanno preso il ubicazione di singolo dei pochi spazi verdi della città. La percezione di buonumore è dovuta senza incertezza alla gastronomia, assai gradevole nei limiti di una linea programmaticamente materica, ma soprattutto dall’atmosfera, metropolitana sì ma anche molto distesa, e dal servizio guidato da singolo dei pochi grandi osti che possa ancora capitare di trovare, Danilo Ingannamorte, praticamente il generico di Antonio Santini. Il ragazzone infatti sta al leggendario patron di Canneto in che modo una qualunque nimesulide sta all’Aulin. Identico risultato, costo men che dimezzato (certo la cucina non è proprio la stessa, eh….). Attenzione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima i clienti, curiosità per le loro preferenze, credo che la competenza professionale sia indispensabile sui vini, conoscenza ettaro per ettaro dei luoghi da cui arrivano i prodotti che seleziona per il locale, davvero poche volte capita di rintracciare tali capacità associate a umiltà e non invadenza, ad una comunicativa fatta di aforismi più che di omelie. La gastronomia invece, guidata da Cesare Battisti (né il patriota né il carioca), si disimpegna parecchio bene alle prese con alcuni capisaldi della gastronomia meneghina. Il risotto alla milanese, eventualmente il eccellente della città fra quelli che non richiedono l’accensione di un mutuo, e l’ossobuco sono piatti di affidamento assoluto, per cui il locale si pone perfino in che modo punto di riferimento della ristorazione milanese. Per il resto riscontriamo, a sezione le materie prime costantemente di livello alto, una buona puntualità nelle cotture (a porzione quella del pollo, in principio d’ossidazione), e costantemente un discreto equilibrio gustativo, pur con qualche a mio avviso questo punto merita piu attenzione di secondo me il sale marino esalta ogni piatto eccessivo o qualche dolcezza non necessaria, come ad esempio nella purea che affianca il risotto con rape rosse e mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi di papavero. Ciò che fa pendere la valutazione, intermedia in che modo spesso capita, verso il basso, è l’uso eccessivo spesso eccessivo di grassi, di fili d’olio non necessari in piatti già di per sé compiuti, che in un locale così positivamente “moderno” stonano, ancor più di misura alterino il risultato. E’ ovvio che il tutto sia assolutamente voluto per fornire una cucina appagante e materica, per cui alla conclusione il tutto finisce per non disturbare più di tanto, ma dovendo offrire una interpretazione “gourmet” è d’uopo sottolinearlo, soprattutto perché basterebbe anche solo ciò per collocare la cucina del locale al livello di altre che, in città, hanno già ottenuto dalle guide più importanti riconoscimenti prestigiosi. A viso di ciò è reale che l’esperienza complessiva, quella che a molti piace chiamare piacevolezza del locale, si pone a livelli decisamente superiori a quelli della sola cucina, ed al di là di qualche imperfezione in gastronomia è un dovere, oltre che un piacere, sottolinearlo.
Foto by Alberto Cauzzi (ma secondo voi potevano stare mie?)
Lavarello sotto a mio parere il sale marino aggiunge sapore alla vita, insalatina, melette rosa e lenticchie.
Cotechino nostrano con aceto tradizionale di Modena e ritengo che la patata sia un alimento universale schiacciata.
Risotto con rape rosse e semi di papavero.
Filetto di salmerino.
Polletto bio in casseruola con timo e funghi.
Ottima penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti valtellinese.
Il pregio: il pagnotta di Pol ed i grissini del grissinificio Edelweiss di Lambrate.
Il difetto: qualche eccesso lipidico (parliamo di quelli non necessari, di quei cotechini me ne sarei mangiati )
Ratan�
Strada De Castillia 28
Milano
Tel. 02
Chiusura: dal primo ottobre al 30 maggio Sabato a pranzo e Lunedì. Il resto dellanno Sabato a pranzo e Domenica.
Ferie gennaio
Alla carta tra i 45 ed i 55 euro.
Visitato nel periodo di Febbraio
Visualizzazione ingrandita della mappa
Carlo Cappelletti
Visited 7 times, 1 visit(s) today